La nota a sentenza analizza la sentenza della Corte EDU pronunciata sul caso D.M. e N. c. Italia in cui la Corte ha accertato la violazione dell’art. 8 della Convenzione (diritto al rispetto della vita privata e familiare) statuendo, altresì̀, in ordine alle misure riparatorie e di esecuzione della sentenza, ex artt. 41 e 46 della Convenzione (di seguito anche CEDU). Il caso riguardava la decisione dei giudici italiani di confermare lo Stato di adottabilità̀ di una bambina (N.) a seguito delle valutazioni operate dai servizi sociali sulla condotta della madre (D.M). La Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici italiani fosse sproporzionata e priva di adeguata motivazione. Secondo il giudice di Strasburgo, infatti, il fatto che la previsione di misure alternative avrebbe richiesto un tempo eccessivo per permettere il recupero della capacità genitoriale da parte della prima ricorrente non poteva giustificare sic et simpliciter l’adozione della minore. Analogamente, la Corte EDU non ha condiviso la scelta dei giudici italiani di non procedere a una valutazione in concreto della capacità genitoriale di D.M. e dello stato di salute di N. da parte di un esperto indipendente, sul presupposto che tale accertamento avrebbe potuto compromettere irreversibilmente l’interesse della minore. Nelle osservazioni conclusive si analizzeranno i principali profili giuridici della sentenza annotata alla luce della giurisprudenza della Corte EDU e delle recenti modifiche normative introdotte in Italia con la c.d. riforma Cartabia.
La Corte EDU torna a pronunciarsi sul rapporto tra responsabilità genitoriale, superiore interesse del minore e rispetto della vita privata e familiare nel caso D.M. e N. c. Italia / Garelli, Filippo. - In: ORDINE INTERNAZIONALE E DIRITTI UMANI. - ISSN 2284-3531. - Osservatorio l'Italia e la CEDU 1/2022(2022), pp. 280-288.
La Corte EDU torna a pronunciarsi sul rapporto tra responsabilità genitoriale, superiore interesse del minore e rispetto della vita privata e familiare nel caso D.M. e N. c. Italia
FILIPPO GARELLI
2022
Abstract
La nota a sentenza analizza la sentenza della Corte EDU pronunciata sul caso D.M. e N. c. Italia in cui la Corte ha accertato la violazione dell’art. 8 della Convenzione (diritto al rispetto della vita privata e familiare) statuendo, altresì̀, in ordine alle misure riparatorie e di esecuzione della sentenza, ex artt. 41 e 46 della Convenzione (di seguito anche CEDU). Il caso riguardava la decisione dei giudici italiani di confermare lo Stato di adottabilità̀ di una bambina (N.) a seguito delle valutazioni operate dai servizi sociali sulla condotta della madre (D.M). La Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici italiani fosse sproporzionata e priva di adeguata motivazione. Secondo il giudice di Strasburgo, infatti, il fatto che la previsione di misure alternative avrebbe richiesto un tempo eccessivo per permettere il recupero della capacità genitoriale da parte della prima ricorrente non poteva giustificare sic et simpliciter l’adozione della minore. Analogamente, la Corte EDU non ha condiviso la scelta dei giudici italiani di non procedere a una valutazione in concreto della capacità genitoriale di D.M. e dello stato di salute di N. da parte di un esperto indipendente, sul presupposto che tale accertamento avrebbe potuto compromettere irreversibilmente l’interesse della minore. Nelle osservazioni conclusive si analizzeranno i principali profili giuridici della sentenza annotata alla luce della giurisprudenza della Corte EDU e delle recenti modifiche normative introdotte in Italia con la c.d. riforma Cartabia.File | Dimensione | Formato | |
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